Autoritratto Oblio

2023

La cornice è appesa. Fa il suo dovere di contorno in modo appariscente col suo colore sgargiante e le sue finiture elaborate. Cerca di essere bella, ma è al limite del pacchiano. È lì ad attirare l’occhio, ma è completamente vuota. Inutile. Arancione è il colore della pace interiore, della serenità e della positività. Ma è solo uno strato di vernice superficiale, applicato mano dopo mano.

L’opera, che doveva essere il fulcro, non è nella cornice. È evasa dalla sua gabbia smagliante, per finire per terra, nell’oblio. Dimenticata e calpestata. Non era il suo posto, quella cornice costruita con cura per apparire. Non è raggiante e non esprime felicità. Ma è comunque lì, seppur abbandonata, esiste ed è così reale da far paura. 

È il dilemma tra contenuto e contenitore o tra essere e apparire. Un gioco di contrasti e poli opposti che si escludono a vicenda. In questa opera ho cercato di rappresentarli entrambi. La bellezza sta nell’involucro o nel mistero della malinconia che mi porta ad attraversare quel primo strato superficiale?

Il mio timore è che rimanga solo il frammento che ho preferito mostrare, forse per convenzione o forse per la preoccupazione di non essere accettata, e che la sostanza, non rivelata, venga dimenticata. Forse nell’oblio sono custodite le parti più autentiche della nostra anima. Ci sono anche se non le celebriamo.

La vita non dev’essere splendida, a me basta che sia reale. L’arte è un’illusione sincera.

La fotografia è posizionata ai piedi della cornice, per terra e senza protezioni. Se un’osservatore per vedere la cornice calpestasse la foto, il senso dell’opera sarebbe compiuto.